Agli inizi degli anni ‘50, Hans Heinrich Reckeweg, padre fondatore dell’Omotossicologia, affermava:
“Un giorno costruirò un ponte tra l’Omeopatia e l’Allopatia”.
E così fece, dando alla luce l’omeopatia anti-omotossica.
Ma facciamo un po’ di chiarezza. Cosa sono l’allopatia, l’omeopatia, l’omotossicologia?
Allopatia
L’allopatia, generalizzando, è l’insieme di quei farmaci che tutti noi conosciamo bene, che abbiamo assunto fin da bambini e che continuiamo ad assumere in caso di necessità. Il termine Allopatia fu coniato da Samuel Hahnemann (Meissen, 1755 – Parigi, 1843), definito il padre dell’omeopatia, nel XIX secolo. I medicinali allopatici agiscono secondo il principio “contraria contrariis curantur“, ossia l’applicazione dei principi farmacologici e delle azioni curative contrari a quelli che hanno provocato la malattia.
Omeopatia
L’Omeopatia, all’opposto, agisce secondo il principio “similia similibus curantur“, la legge della similitudine, secondo la quale ogni sostanza capace di provocare determinati sintomi in un soggetto sano, può, a dosi infinitesimali, curare quegli stessi sintomi in un soggetto malato.
E l’omotossicologia da dove trae la sua origine?
Qui si rende necessaria una premessa: vi sono diverse scuole di pensiero nell’applicazione della medicina omeopatica, l’Unicismo, il Pluralismo e il Complessismo.
Unicismo
Esso prevede l’utilizzo di un solo rimedio, il Simillimum, ossia la forma più pura dell’omeopatia, ma anche la più difficile da individuare. Secondo i medici unicisti questo sarà il rimedio principe del paziente, da assumere per ogni evento morboso che presenta, indipendentemente dalla diagnosi clinica.
Pluralismo
I pluralisti sostengono l’uso di rimedi diversi in tempi diversi, ognuno indicato per un determinato evento morboso.
Complessismo
I complessisti, infine, prevedono la somministrazione di rimedi differenti, sia contemporaneamente, sia in tempi diversi, ma comunque associati per far fronte a una unica malattia. Secondo questa corrente, la sinergia di più rimedi diversi conferiscono alla preparazione grande incisività e per lunghi periodi.
Possiamo collocare l’omotossicologia nell’ambito del complessismo. I farmaci anti-omotossici sono definiti come omeopatici complessi, costituiti da numerose sostanze, prevalentemente in diluizione decimale.
In estrema sintesi, parafrasando il dott. Reckeweg, l’omotossicologia è una bioterapia che rappresenta un punto di incontro tra la medicina accademica, l’allopatia, e la medicina omeopatica. Essa, pur tenendo in dovuta considerazione i sintomi psichici, che la medicina omeopatica pura considera imprescindibili nella ricerca del simillimum, volge lo sguardo alla moderna fisiopatologia e a questa si rifà in sede di diagnosi.