Gatto certosino, mesi 6. Insufficienza renale cronica
Questo splendido animale venne acquistato in un negozio dall’attuale proprietario, nell’estate del 2010. Era sprovvisto di pedigree (probabilmente il gatto era stato importato illegalmente dai paesi dell’Est), ma per l’uomo non fu motivo di rinuncia. A suo dire, a conferma di come spesso siano gli animali a scegliere il proprio detentore e non viceversa, il gatto lo accolse da dietro il vetro del suo spoglio alloggio richiamando la sua attenzione con miagolii imploranti e rocambolesche capriole.
In effetti, l’uomo non era lì per acquistare un gatto, ma alimenti per il suo micio europeo tigrato, di un paio d’anni, un simpatico randagio che aveva deciso di stabilirsi da lui. Ma, mi raccontò, nei giorni seguenti il pensiero di quel cucciolo e le sue suppliche d’aiuto non gli davano pace e decise di tornare in quel negozio e prenderlo con sè.
I due animali, con grande sollievo del padrone di casa, si accettarono, sorprendentemente, senza troppi capricci. Ma l’uomo, fin dai primi giorni, notò che qualcosa non andava. Il nuovo ospite passava lunghi quarti d’ora davanti alla ciotola dell’acqua, il muso appoggiato sui bordi, e il livello calava drasticamente nell’arco della giornata. Valutò che, più o meno, il certosino assumeva fino a 300cc in un periodo di dodici ore.
Tornò quindi dal negoziante per metterlo al corrente. Egli, professionalmente, gli propose di far controllare il gatto dal suo veterinario personale il quale, dopo una visita e relative analisi, riscontrò solamente un peso specifico delle urine borderline, liquidandolo forse un po’ troppo frettolosamente.
L’uomo, poco convinto, si rivolse al suo veterinario che, a un primo controllo, riscontrò alla palpazione un rene più grosso dell’altro.
Le analisi del sangue rilevarono i seguenti valori:
creatininemia e urea elevati, rispettivamente 2.18 su un massimo di 1.6 e 110 su 40-70;
proteine totali borderline;
fosforemia appena sopra il limite massimo;
altri parametri come LDH (lattato deidrogenasi), CPK, calcemia, transaminasi, a loro volta fuori dai range di normalità.
Le analisi delle urine confermarono un peso specifico elevato con presenza di proteine;
l’esame microscopico del sedimento riscontrava scarsa flora batterica, rari spermatozoi, alcuni leucociti, qualche elemento epiteliale di sfaldamento.
A seguito poi di ecografia renale, il veterinario rilevò che la struttura di entrambi i reni appariva alterata.
Il bravo e scrupoloso veterinario concluse con una diagnosi di IRC, insufficienza renale cronica, destinata a una inevitabile progressione.
L’uomo tornò dal negoziante, analisi alla mano, esternando tutto il suo disappunto. Il commerciante si offrì di “sostituire” l’esemplare con un altro sano, ma il nostro amico rifiutò, consapevole del triste epilogo a cui il gatto era destinato. A completamento di questa storia il negoziante, dopo aver visionato attentamente esami e immagini ecografiche, restituì i soldi versati per il cucciolo, “regalandolo” al proprietario.
Fu allora che il proprietario mi contattò, deluso da quanto la medicina convenzionale poteva offrire: una dieta povera di proteine, mediante la somministrazione di alimenti dietetici di tipo renal, sia umido che in crocchette, supportata da integratori in pasta o in polvere da miscelare nel cibo.
Suggerii una terapia integrativa incentrata su rimedi omeopatici, omotossicologici e organoterapici, con la somministrazione di Lespedeza Sieboldii a bassa diluizione, iniezioni miste sottocutanee alternate di omotossicologici quali Coenzyme compositum, Ubichinon Compositum, Echinacea Compositum, Vis-Heel, atte a sostenere il metabolismo energetico cellulare, a riattivare i meccanismi enzimatici intracellulari, a stimolare le difese immunitarie, e di Solidago Compositum affiancato dall’organoterapico Ren Suis, per incentivare la funzione e l’escrezione renale.
Una settimana dopo l’inizio della terapia, il proprietario mi contattò euforico per riferirmi che il consumo d’acqua era notevolmente diminuito. Il gatto, nel suo complesso, era sempre apparso in apparenti buone condizioni nè mancava di appetito. Dunque, l’unico indizio capace di confermare l’efficacia della terapia non poteva che riguardare la quantità d’acqua di cui il micio necessitava per compensare.
Appresi la notizia con gioia, ma lo invitai a mantenere un adeguato controllo. Senz’altro le circostanze potevano essere considerate di buon auspicio, ma le conferme sarebbero arrivate più avanti, al momento di sondare nuovamente i valori ematochimici e delle urine.
Continuammo la terapia per circa quaranta giorni. Nei primi trenta giorni il gatto aveva ridotto gradualmente il consumo d’acqua, giungendo a consumarne poco di più del suo amichetto di giochi, ma nei dieci giorni seguenti il miglioramento subì un rallentamento.
Fu a quel punto che proposi al proprietario di effettuare le analisi.
Fummo gratificati da un quadro generale notevolmente risanato. Alcuni parametri, quali proteinuria, calcemia, transaminasi, erano rientrati, pur se ancora molto vicini ai limiti massimi, ma i più significativi, creatininemia e urea, misuravano rispettivamente 1.52 su 1.6 e 60 su 40-70.
La risposta del gatto ai preparati omeopatici era stata, con nostra grande soddisfazione, ottimale.
Continuammo la terapia per altri 15 giorni, quindi decisi di concluderla sostituendo Ren Suis con qualche fiala di Ren Suis Forte allo scopo di ottenere, con alcune dosi d’urto terapeutiche, una stabilizzazione del miglioramento.
Seguì un periodo di circa un mese senza cure, monitorando il comportamento dell’animale, che rimase stabile. Suggerii quindi una seconda terapia più dolce, escludendo alcuni rimedi non più necessari. Dopo sei mesi ripetemmo l’ecografia. Il medico veterinario comparò le nuove immagini con quelle precedenti e si espresse positivamente. I reni presentavano alcune atipiche cicatrizzazioni, ma, nel complesso, la loro struttura non aveva subìto alcun cambiamento evolutivo negativo.
Nei due anni a seguire ripetemmo dei cicli omotossicologici ogni sei mesi circa e dopo allora non ci fu più bisogno del mio intervento. Il gatto non è costretto ad alcuna dieta specifica, si nutre degli stessi alimenti del compagno. Dietro mio suggerimento vengono somministrati, oltre all’umido non dietetico, croccantini di qualità alternati a croccantini renali e per gatti anziani, poveri di proteine ma comunque gradevoli al gusto.
Al momento in cui scrivo il certosino ha 12 anni, gode di ottima salute e consuma d’abitudine qualche dito più di acqua / die del suo amico. Le analisi del sangue vengono effettuate annualmente e mai creatina e azotemia si sono più spinte oltre il range di normalità. La proteinuria resta borderline, senza sforare.
Le ultime analisi, risalenti al 15/02/2022, evidenziano un’urea a 50 su 40-70 e una creatininemia a 1.53 su un massimo di 1.6. Il SDMA, un ulteriore strumento per valutare la funzionalità renale (esso aumenta prima della creatinina in alcuni animali con malattia renale incombente), marca 16 su un massimo di 14. Questo valore, pur essendo appena sopra il limite massimo, non è da interpretare negativamente. Ci informa che la funzionalità renale ha effettivamente subìto un’alterazione, ma nel complesso ci riteniamo molto, molto soddisfatti.