Trattamento omeopatico con antiomotossici e organoterapici per il supporto delle funzionalità gastrointestinali nel gatto.

Leo

Gatto europeo, anni 4. Colite cronica.

Terapie omeopatiche nel gatto per colite, fibrosarcoma, insufficienza renale, epatopatia, pancreatite, calcoli.

Leo era un bel gatto randagio tigrato, dolce e affettuoso, che girava di giardino in giardino, sulle alture di Genova, per trovare un po’ di cibo. E gli riusciva quasi sempre, grazie alla generosità degli abitanti del posto.

Un bel giorno qualcuno lo accolse in casa, donandogli un giaciglio caldo e asciutto, acqua fresca e vivande certe, una bella lettiera sempre pulita. E fu proprio la lettiera l’origine delle vicissitudini di Leo.

Una premessa: questo è uno dei pochi casi che ho potuto seguire di persona, in quanto a chiedere e il mio aiuto fu un mio stretto conoscente. Questo mi permise di indagare a fondo sulla storia del gatto, osservare il suo comportamento e di venire a conoscenza di particolari che altrimenti non avrei mai potuto acquisire. E nel caso di Leo, è stata la sua fortuna.

Il cucciolotto fu adottato da due famiglie prima di incontrare il mio amico ed  entrambe finirono con il rinunciare ad occuparsene. Troppo impegnativo e dispendioso. Infatti Leo non stava bene. Apparentemente in ottima salute, robusto e scattante, di buon appetito ma… dissenteria cronica con visibili striature sanguinolente rosso vivo.

Raccolsi dalle tre famiglie tutta la documentazione medica che potei. Si era indagato sulla possibile presenza di parassitosi, infezioni, malattie intestinali, eventuali corpi estranei, ma non emerse nulla di significativo.

L’esame delle feci, al contrario, confermava la presenza del disturbo:

Colore: nerastre
Grado di digestione: variamente digerite
Fibre muscolari: variamente digerite
Amido: alcuni granuli non completamente digeriti

Il medico veterinario del mio amico aveva puntato su un farmaco per regolare l’attività del pancreas, ma senza grandi risultati.

Il quadro generale appariva troppo fumoso, indefinito e non era disponibile alcuna diagnosi sulla quale elaborare una terapia naturale di supporto. Chiesi al mio amico di poter osservare il gatto. Questa richiesta non avrebbe conflitto con il mio modus operandi che esclude fermamente l’attività di diagnosta. Ci trovavamo davanti a un caso irrisolto, nonostante il notevole impegno dei medici veterinari. Nulla mi impediva di conoscere meglio il gatto a livello comportamentale e, forse, questo mi avrebbe fornito qualche informazione in più sul suo conto e sull’origine della sua malattia.

Per diversi giorni frequentai la casa del mio conoscente osservando il gatto muoversi, mangiare, correre, reclamare carezze.

Osservai anche alcuni dettagli fisici peculiari, e mi colpirono i dotti lacrimali, piuttosto evidenti.

Mi ero già fatto un’idea, ma la confermai scorrendo la materia medica omeopatica: Leo aveva i tratti caratteristici di Argentum Nitricum, sia sotto l’aspetto psichico, sia sotto quello fisico.

Scelsi una media potenza e suggerii due somministrazioni / die.

Ciò che accadde in seguito ha del miracoloso.

Una mattina, verso mezzogiorno, il mio conoscente mi telefonò, sbalordito. Mi spiegò che il pomeriggio precedente si era procurato il rimedio e che la sera, come da mie indicazioni, aveva somministrato tre granuli al micio, a digiuno. Quella mattina gli aveva somministrato una seconda dose e atteso mezz’ora prima di offrirgli del cibo.

Dopo aver mangiato, il gatto si era diretto in lettiera. Il proprietario, come d’abitudine, si era munito di paletta per rimuovere immediatamente le feci molle dalla sabbia, per evitare che il micio si potesse sporcare le zampe. Io posso solo immaginare quello che ha provato quando si avvide che le feci erano perfettamente formate, marroni e senza tracce ematiche. Mi raccontò che, incredulo, le aprì aspettandosi almeno di vedere delle striature rosse all’interno, ma così non fu.

Io sono il primo ad invitare i proprietari a mantenere un adeguato controllo a fronte di potenziali miglioramenti. Ma quel giorno non lo feci. Qualcosa mi diceva che, grazie ad un’attenta ricerca del rimedio, e perché no, anche un pizzico di fortuna, avevamo trovato il rimedio unico, il Simillimum.

E il tempo mi confermò questa convinzione. Continuammo la terapia e al termine del tubo suggerii l’esame delle feci che, non ne fummo sorpresi, sembravano quelle di un altro gatto. Proseguimmo la terapia con un secondo tubo senza cambiare la posologia e prima ancora di finirlo decisi per la somministrazione di una monodose alla 200ch per stabilizzare il miglioramento.

Leo guarì.